"Noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza." (E. Malatesta)

Comunicato diffuso dalla Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana


Comunicato della CdC della FAI

Le minacce del presidente del Consiglio Berlusconi che promette il pugno di ferro per stroncare le mobilitazioni studentesche e le proteste dei docenti e dei ricercatori contro la riforma del ministro Gelmini, confermano pienamente la volontà di instaurare in Italia un regime autoritario in cui non ci sia e non possa esserci posto per il dissenso.

Agitando strumentalmente una personale visione della libertà e della democrazia, Berlusconi ritiene di poter gestire il paese trasformandolo in un enorme carcere a cielo aperto. Il governo invia massicciamente soldati e poliziotti per qualunque esigenza: per la gestione dei rifiuti e l'imposizione di opere devastanti e inutili; per la gestione spicciola dell'ordine pubblico e la repressione nelle scuole e nelle piazze; per la persecuzione degli immigrati e l'intimidazione nei confronti dei lavoratori e dei precari. Nel mirino del governo c‚è anche il diritto di sciopero e, più in generale, la delegittimazione di qualunque forma di opposizione sociale in virtù della pretesa che l'operato di chi governa è insindacabile perché proviene da un consenso elettorale maggioritario e da una assuefazione mediatica fatta di sondaggi compiacenti. Nel frattempo, il razzismo e la discriminazione diventano criteri dominanti per governare: classi differenziate per i figli di immigrati, ordinanze comunali improntate all'esclusione sociale dei poveri, provvedimenti normativi che salvano i grandi capitali e affossano i diritti di lavoratori e pensionati.

In sostanza, le ultime, gravissime dichiarazioni del presidente del Consiglio rappresentano l'ulteriore testimonianza della sua vera vocazione: innalzare il livello del conflitto ˆ sino ad ora contenuto in libere e pacifiche manifestazioni di piazza ˆ in scontri violenti e pianificati.

È il vecchio espediente del potere di moltiplicare le provocazioni per giustificare una repressione più dura, tale da consentire l'imposizione di una legislazione liberticida che cancelli, con la violenza, ogni voce di dissenso contro il suo operato.

Non è un caso che tutto ciò avviene in un momento in cui i cittadini hanno paura del futuro, di un futuro reso insicuro da una grave crisi economica generata dal capitalismo e che si tenta di risolvere scaricandone il peso sui più deboli.

È poi fonte di ulteriore preoccupazione che la stampa (e, più in generale, i media che amano definirsi liberi) e l'opposizione (che dichiara a ogni piè sospinto la propria intransigenza anche se costretta a difendere persino la possibilità di manifestare in piazza) oppongano a provocazioni del genere, nel caso migliore, un cauto e velleitario distinguo.

Al contrario, per affrontare i tempi drammatici in cui viviamo occorre rompere il silenzio dell'indifferenza e della rassegnazione, bisogna moltiplicare l'impegno per difendere tutti gli spazi di libertà rilanciando ovunque le lotte per i diritti, per l'uguaglianza, per la solidarietà fra le persone.

La Commissione di corrispondenza della FAI fa appello ai suoi militanti e all'intero movimento libertario a una sorveglianza più serrata e a una pronta reazione ad ogni provocazione che dovesse essere attivata dagli organi repressivi dello stato e/o da provocatori direttamente o indirettamente dallo stato assoldati.


Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI

cdc@federazioneanarchica.org
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22/10/2008


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